PMC Wagner e le migrazioni africane

Diego Remaggi
6 min readJul 31, 2023

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In questi giorni, in Italia, il ministro della Difesa Crosetto ha parlato di una manovra secondo cui il boom degli arrivi di migranti sarebbe da imputare a una strategia della divisione Wagner in Africa. Il capo della compagnia militare privata stessa, Yevgeny Prigozhin, in un audio postato sul canale Kepka Prigozhina ha a sua volta attaccato il politico italiano: “Crosetto dovrebbe guardare meno in altre direzioni e occuparsi dei suoi problemi, che probabilmente non è riuscito a risolvere. Noi non siamo al corrente di ciò che sta succedendo con la crisi migratoria, non ce ne occupiamo, abbiamo un sacco di problemi nostri di cui occuparci”.

Cerchiamo di capire se le parole di Crosetto, cui hanno fatto eco anche quelle del ministro degli Esteri Antonio Tajani hanno un fondo di verità.

Perché la Russia schiera la divisione Wagner (privata, occorre ricordarlo) in Africa?

Ci sono tre essenziali motivazioni: governi estremamente deboli, vicinanza all’Europa e 54 voti all’assemblea generale ONU. Questi 3 incentivi rappresentano assieme l’intenzione da parte di Mosca di voler ampliare i propri interessi geostrategici con costi finanziari e politici relativamente limitati. La tecnica è quella di indebolire i governi legittimi, polarizzando la società con campagne di disinformazione a sostegno di prese di potere incostituzionali.

Wagner, a questo scopo, opera più come una forza di operazioni speciali in incognito che propriamente come appaltatore militare privato. A differenza delle compagnie militari private internazionali, Wagner non è un’entità legale registrata, è come un termine in codice che serve per indicare un’amalgama di entità militari, commerciali, politiche e di disinformazione controllate da Prigozhin, considerando anche il fatto che — ironia della sorte — i contractor militari privati in Russia sono stati dichiarati illegali.

Quali sono gli obiettivi della Russia in Africa?

La presenza della Russia nel continente africano è importante per acquisire influenza su un territorio strategico lungo Mediterraneo e Mar Rosso con la creazione di porti e accesso a campi di aviazione che consentono alla Russia di mobilitare facilmente forze militari, di intelligence o mercenarie, materiale e denaro, ma anche di aumentare l’influenza sullo stato ospitante.

Un secondo obiettivo è quello di far diminuire l’influenza occidentale in Africa, rafforzando la presenza della Russia come potenza che ha interessi commerciali, militari, diplomatici in ogni regione del mondo, ancora più adesso che è sotto sanzioni internazionali e comunque isolata politicamente ed economicamente.

Terzo obiettivo è rimodellare l’ordine internazionale, ridisegnando principi come il rispetto della sovranità, l’integrità territoriale e l’indipendenza politica. La Russia intende in questo modo anche disinformare l’opinione pubblica, denigrando la democrazia come modello di governance.

Il ruolo della Wagner

Così come ha fatto in Siria, il governo di Putin ha seguito in Africa uno schema preciso: le forze irregolari intervengono per sostenere leader autoritari, ma politicamente isolati, in paesi altamente a rischio ma importanti strategicamente, spesso abbondanti di risorse naturali. Tali leader si indebitano poi con la Russia, che automaticamente diventa una potenza regionale.

La Russia entra in paesi in cui il leader non ha più controllo, è privo di legittimità o popolarità in cui uomini influenti, militari o civili, offrono una via d’accesso importante alla Russa per espandere la propria influenza.

La Wagner in Africa, ad esempio, arriva per rafforzare la stabilità di diverse aree regionale, ma finisce per creare disordine.

A loro volta, i leader rimasti isolati hanno un vantaggio: sicurezza per il loro regime, accesso alle armi, entrata di soldi grazie alle risorse naturali e un conveniente accordo diplomatico internazionale che offre credibilità. Mosca invece amplia la propria influenza, allontana i legami occidentali post coloniali e apre allo sfruttamento di nuove risorse naturali.

Il numero di soldati irregolari presenti nelle zone controllate dalla Wagner non è altissimo, bastano poche truppe per controllare i Paesi africani e far mantenere il potere ad un regime. In questo modo i dispiegamenti della Wagner passano dall’essere uno strumento di forza militare ad uno strumento politico.

Libia

La Russia ha lavorato per rendere vani gli sforzi delle Nazioni Unite di stabilire un governo stabile e unitario a Tripoli. Nel 2019 la Russia ha sostenuto il tentativo di Khalifa Haftar di insediarsi come nuovo uomo forte sulla falsariga di Muammar Gheddafi, lo ha fatto schierando forze paramilitari Wagner, lanciando attacchi aerei e si è impegnata in un massiccio sforzo di disinformazione per sostenere Haftar e le sue milizie. La Russia ha anche acconsentito a spedire equipaggiamento militare alle forze del generale nella Libia orientale attraverso l’Egitto già nel 2015, in violazione dell’embargo sulle armi imposto dalle Nazioni Unite.

Repubblica Centrafricana

Ci sono stati almeno 400 istruttori Wagner nel 2018 per aiutare a respingere i ribelli. Con gli stessi sono poi stati stretti accordi per assicurarsi miniere di diamanti a nord che hanno generato traffico illecito di minerali. Wagner è diventata guardia presidenziale e la Russia ha sostenuto la rielezione di Faustin-Archange Trouadéra nel 2020. Le truppe di wagneriti in CAR sono circa 2300 e secondo l’ONU sarebbero colpevoli di abusi, esecuzioni sommarie, attacchi ai civili e stupri, rafforzando la convinzione che la Repubblica Centro Africana senza dubbio non è ancora un paese stabile.

Mali

Le campagne di disinformazione russe, apparse per la prima volta nel 2019, sono state determinanti per fomentare le proteste che hanno poi portato ad un colpo di stato militare nel 2020 che ha rovesciato il presidente democraticamente eletto Ibrahim Boubacar Keïta. Nella campagna di disinformazione veniva denigrato il presidente, il governo francese, la democrazia, il tutto in un’ottica fortemente filo russa. Anche in questo caso la giunta militare maliana ha stretto accordi con la Wagner per il dispiegamento di forze irregolari. Abusi e violazioni dei diritti umani sono stati verificati in diverse zone del paese, tra cui l’uccisione di 300 persone nel villaggio di Moura che ha causato la fuga di decine di migliaia di persone dalla regione.

Sudan

La Russia ha sostenuto per anni il dittatore Omar al-Bashir, mantenendo la sua influenza sulla giunta militare che alla fine ha rovesciato Bashir stesso, dopo le proteste del 2019 da parte delle forze armate guidate dal generale Abdel Fattah Abdelrahman Burhan. Forze Wagner sono intervenute per sostenere l’esercito con armi e addestramento, facilitando anche il traffico di miliardi di dollari tramite l’azienda legata a Prigozhin Meroe Gold. Lo scopo degli interventi militari in questo caso è reprimere manifestanti che chiedono una transizione democratica del potere. Strategicamente con il Sudan diventa importante l’accesso ai porti navali nel mar Rosso.

Governance e stabilità

La Russia fondamentalmente usa Wagner come strumento coercitivo e come strumento di disinformazione. Questo le serve per intimidire le voci dell’opposizione e per emarginare gli attori occidentali, consolidando la propria influenza. Con la mancanza di democrazia, la sicurezza e lo sviluppo di intere regioni subiscono un profondo arresto. Tre quarti dei conflitti in Africa e l’85% dei 36milioni di sfollati hanno origine in governi fortemente autoritari, mentre nazioni democratiche sono riuscite a crescere, ottenere stabilità, migliori condizioni di vita.

Sul piano militare, la Russia ha fornito armi e assistenza militare ai Paesi africani per contrastare il terrorismo, nonché addestramento militare e manovre congiunte. Tuttavia, il modello russo nell’affrontare il fenomeno terroristico in Africa è rimasto molto differente da una regione all’altra, essendo più intenso in alcuni Paesi del centro del continente, soprattutto Nigeria e Cameron, e nella Repubblica Centrafricana nel contrastare Boko Haram, e relativamente meno nel Corno d’Africa, in particolare nell’affrontare il Movimento Mujahedeen Shabab e l’ISIS. Nelle regioni del Sahel, poi, il profilo mantenuto è stato molto basso a causa dell’influente presenza francese del Mali che è andata poi svanendo.

Nonostante gli sforzi russi nella lotta al terrorismo in Africa, le attività terroristiche sono aumentate significativamente negli ultimi anni a causa della diffusione di altre ragioni oggettive, come la complessità dei percorsi di riconciliazione tra le parti africane e il ritiro di altre forze internazionali nella lotta al terrorismo africano. Oltre alla mancanza di esperienza della Russia nella lotta al terrorismo in ambiente africano.

L’instabilità e la paura sono tra le cause principali del movimento dei migranti africani verso l’Europa. Questo ovviamente non è imputabile direttamente ad una strategia della Wagner, ma più propriamente la conseguenza di una tecnica di influenza strategica della Russia che dura da quasi 10 anni, prima politicamente e poi militarmente e comunicativamente, dando seguito alla teoria della guerra ibrida coniata già prima del crollo dell’Unione Sovietica, ma di fatto attuata a partire dal 2014 per influenzare le democrazie occidentali.

La responsabilità della Wagner per le migrazioni è quindi indiretta e non è contingente all’attuale situazione politica europea, parte da anni di rovesciamenti e colpi di stato che hanno imposto la Russia come rilevante nelle aree più deboli politicamente del continente africano.

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Diego Remaggi

Nato in una città chiamata La Pace, abituato a vivere in un mondo di guerra. Scrivo di giornalismo e geopolitica. Email: diego.remaggi@pm.me